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Isabella De Silvestro

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Ricominciare ad occupare gli spazi, ad assegnare l

Ricominciare ad occupare gli spazi, ad assegnare le conversazioni lette su un libro ad una coppia di sconosciuti. (Naturalmente non ho bisogno di vederti, se è questo che vuoi dire. Lo sai, non hai niente di particolarmente gradevole per gli occhi. Io ho bisogno che tu esista, che non cambi. Tu sei come quel metro di platino che si conserva non so dove, a Parigi o nei dintorni. Non credo che qualcuno abbia mai voglia di vederlo. Insomma, poco importa, io no di certo. Ma pure sono contenta di sapere che esiste, che misura esattamente la decimillionesima parte del quarto del meridiano terrestre. Ci penso ogni volta che si prende le misure in un appartamento e che mi vendono la stoffa al metro.) Per le cose che non vediamo mai ma che ci rallegra che esistano.

Il video dell'omicidio di George Floyd è terribil

Il video dell'omicidio di George Floyd è terribile da ogni angolo lo si guardi. Le mani in tasca sono per me il dettaglio più raccapricciante.
Credo che l'uomo possa, nelle parti più buie di sé, scorgere il seme che sta all'origine degli atti estremi e comprenderne la natura. L'uomo conosce la rabbia e conosce la paura ed è quindi in grado di intuire dove questi sentimenti possano portare quando non dominati. Certo ne condanna gli estremi, certo ne è inorridito, ma li conosce e in cuor suo sa talvolta comprendere e perdonare. Immagino che questo fenomeno sia alla base di un sistema giudiziario che crede, o dice di credere, alla rieducazione del detenuto.
In questo caso, ci penso da giorni e ancora rabbrividisco, c'è qualcosa che va ben oltre un momento di umana (seppure condannabile) perdita del controllo. Si parla di un uomo che, per otto minuti, senza mai cambiare posizione, senza mai perdere convinzione, senza mai contorcere i muscoli del viso, senza un grido o una goccia di sudore, ne soffoca un altro con il peso del suo corpo. C'è la freddezza della ragione, c'è la convinzione dell'essere nel giusto. Non c'è, e questo dovrebbe più di tutto allarmarci, nemmeno la paura di essere visto e filmato. Questa è, in tutta la sua terribile evidenza, la strafottenza noncurante del potere. E non parlo nemmeno del potere della divisa, delle armi, di un corpo che detiene l'uso della forza per accordo comune; parlo del potere della razza, della storia, il potere che la certezza di appartenere ad un corpo socialmente onnipotente conferisce.
Da bambina, la storia della shoah mi aveva turbata in maniera quasi viscerale. Non mi colpiva tanto l'omicidio in sé - un bambino impara che esiste abbastanza presto e tutto sommato credo non lo sorprenda- bensì l'industrializzazione della morte. L'omicidio pensato, programmato, razionalizzato. Quando l'omicidio non è l'atto estremo che segue un momento di rabbia e paura estreme, ma è l'atto meditato della mente fredda, delle mani rilassate, dei muscoli del viso distesi, allora quel male cessa di essere umano. Diciamo che è disumano, bestiale. Poi ci chiediamo se lo sia davvero, se davvero non ci apprtenga. (continua nei commenti)

Sto leggendo con grande disordine, forse incosapev

Sto leggendo con grande disordine, forse incosapevolmente seguendo il disordine di giornate a cui reagisco con sempre nuova improvvisazione , come vengono. E infatti leggo come viene, mille libri alla volta. Avevo sottolineato questa frase, un mese fa, da un libro che ho appena ripreso: 'Bisognerebbe prenderla per le spalle e condurla alla luce, in mezzo alla gente, nelle strade dolci e rosee: là non può soffrire così forte; ella s' ammorbidirebbe, ritroverebbe la sua aria positiva ed il livello ordinario delle sue sofferenze.'

Non trovo che l'espressione di gioia sia fuori luo

Non trovo che l'espressione di gioia sia fuori luogo. C'è qualcosa di malevolo nel desiderare che le cose lievi sprofondino. È oscuro il compiacimento di chi oppone la propria resistenza al gesto umano di una mano che si tende, gioconda. Non c'è dignità nel servilismo ottuso. Buona ripresa. Oggi piazza duomo era un grande parcogiochi.

Tentare di salvare i fiori dal loro sciuparsi lent

Tentare di salvare i fiori dal loro sciuparsi lento insieme a Nina Simone, precisamente il pianoforte birichino di Love me or Leave me. Fingere che sia una domenica qualsiasi di primavera, di quelle in cui si esce a mangiare il gelato alla nocciola macchiando la maglietta nuova di bucato. Cose così, resistere.

Una novità di questi tempi è l'impotenza. Non so

Una novità di questi tempi è l'impotenza. Non so se non si dice o sono solo io, però mi capita di sentirmi così, in balia di. Succede che penso una cosa che mi pare sensata, a tratti intelligente, e mi crolla addosso poco dopo, vuota di senso.
Faccio le liste di cose da fare e poi mi coglie lo sconforto e la mollezza e allora lascio tutto lì, senza spuntare nulla. Mi arrangio come posso, con la brioche comprata alla lidl e riscaldata in forno, una parodia di normalità recitata sul balcone, come posso, con la pattumiera a destra e le piantine a sinistra. Non so bene come incanalare gli slanci di ottimismo che pure ci sono ma mi scivolano via prima che li possa agire. Sto imaprando ad accettare che non ne uscirò nuova e migliore, ma solo con tanta voglia di riprendermi libertà e potere, e non è poco. (Il potere pare una cosa brutta ma c'è una sfumatura etimologica per cui potente è chi è 'capace di effetti', ed è proprio ciò che provo: un grande bisogno di essere capace di effetti, di lanciare un sasso e sentire che quando cade fa rumore)

Isabella De Silvestro

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